La macchina delle immagini di Alfredo C. di Roland Sejko in anteprima a Torino

Martedì 15 marzo, al cinema Massimo di Torino sarà presentato, in anteprima regionale, “La macchina delle immagini di Alfredo C.”, il nuovo film documentario del pluripremiato regista albanese Roland Sejko. Al termine della proiezione, che inizierà alle 20:30, l’autore dialogherà con Sergio Toffetti, esperto di arte cinematografica, già presidente del Museo Nazionale del Cinema.

Il film, che utilizza rare e suggestive immagini degli archivi albanesi e italiani, propone agli appassionati del cinema una bella riflessione sul ruolo della settima arte, considerata non a caso “l’arma più forte” dalle dittature del ‘900.

Il lavoro di Sejko offre poi al grande pubblico l’opportunità unica di conoscere una vicenda poco nota della storia contemporanea dei rapporti tra Italia e Albania: quella delle sorti di oltre 27 mila italiani, militari e tecnici, rimasti intrappolati in Albania alla fine della seconda guerra mondiale.

La grande storia di migliaia di reduci scorre sullo sfondo e si intreccia alla vicenda personale di un uomo solo, Alfredo C., tecnico cinematografico italiano, che la sorte porterà a servire prima il Duce, e poi i comunisti albanesi, in una narrazione profonda capace di parlare, oggi, a tutti noi.

L’evento, promosso a Torino in collaborazione con il Centro di Cultura Albanese fa parte del tour del film nelle principali città italiane dopo la calorosa accoglienza all’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.

Prodotto e distribuito da Luce-Cinecittà “La macchina delle immagini di Alfredo C.” è candidato nella decina finalista per il miglior documentario dell’anno ai David di Donatello

Il film

Aprile 1939. L’Italia fascista occupa l’Albania. Migliaia di italiani, operai, coloni e tecnici, vengono trasferiti nel paese. Novembre 1944, l’Albania è liberata. Il nuovo regime comunista chiude i confini e pone all’Italia decine di condizioni per il rimpatrio dei suoi concittadini. Nel 1945 in Albania si trovano trattenuti ancora 27.000 italiani tra reduci e civili. Tra di loro c’è anche un operatore cinematografico. Alfredo C., operatore della propaganda fascista, ha girato per cinque anni l’Albania con la sua cinepresa. Prima, per quasi un ventennio, ha immortalato la capillare macchina del regime. Ora, da un giorno all’altro, deve fare lo stesso, ma per un regime comunista. Chiuso nel suo magazzino, circondato da migliaia di pellicole, Alfredo C. rivede su una vecchia moviola quello che ha girato. La sua storia. È il suo film quello che vediamo. E forse, non solo il suo.

"La storia degli italiani trattenuti in Albania dal regime comunista è quasi dimenticata, coperta dalla valanga di eventi che ha travolto centinaia di migliaia di italiani in altri paesi", sottolinea il regista Roland Sejko. "La chiave per raccontare è arrivata, come spesso succede, per caso. Quando tra i documenti dell’Archivio Centrale d’Albania, in una richiesta di rimpatrio ho notato un nome che conoscevo: quello dell’operatore dell’Istituto Nazionale Luce in Albania, ora, in quelle carte, dipendente del Minculpop comunista. La sua storia, intrecciata giocoforza con le immagini e le storie di altri, dava l’occasione per elaborare alcuni temi: l’onnipresenza e le tecniche della propaganda, l’incombenza degli eventi storici sui destini personali, la responsabilità della folla e quella dei singoli. E una riflessione sulla responsabilità – di oggi, come di ieri – di chi produce immagini, e di chi le vede".